Il dammuso è il fiore all'occhiello del rapporto pietra-uomo.
Le sue origini sono da ricercare nel periodo della dominazione Araba sull'Isola di Pantelleria (VI - VII secolo D.C.).
La stessa etimologia evidenzia la paternità araba di tale costruzione a cupola. Difatti il verbo "mdamnes" significa in arabo costruire a volta ed in pantesco "ndammusare" ha lo stesso significato.
Secondo alcuni studiosi la nascita del dammuso è da registrare nel periodo della decadenza dell'antica Cossyra e l'etimologia della parola ce lo afferma, in quanto dammuso deriva dal latino "domus", modificato in "dammus" dagli arabi. Sia nell'uno che nell'altro caso il significato non cambia in quanto indica la casa, l'abitazione.
Altra denominazione del dammuso è "locu", voce siciliana, la cui origine palesamente latina, locus, risale al periodo in cui i siciliani, sudditi dell'impero d'oriente, sbarcarono a Pantelleria a seguito dell'occupazione bizzantina. Con questo ultimo termine, locu, si indicava nell'antichità, la casa sita nei centri urbanizzati (Scauri, Tracino, Khamma), mentre con la voce dammuso, si indicava l'abitazione di campagna.
Due sono i tipi di dammuso: a pietra "rutta" cioè a pietra grezza, e a pietra "taddiata".
I dammusi in pietra squadrata, le cui mura hanno uno spessore di 40-90 cm., si trovano negli agglomerati urbani di Khamma, Tracino, Scauri ecc. ed hanno intonaci esterni tinteggiati color pastello o semplicemente imbiancati.Nei dammusi rurali lo spessore dei muri va da 1 a 2 metri.
Quando venne usata la pietra tagliata e si conobbe la calce, lo spessore dei muri si ridusse a 40 cm. e le pietre murate in unica fila vennero concatenate con la calce e la terra. I muri esterni, prima inclinati, vennero edificati a piombo, l'altezza dei due tipi di dammuso si aggira sui 4 metri, cupole escluse.
Nei dammusi vi sono tante cupole quante sono le stanze. Quasi mai intonacati all'esterno, mostrano le pietre scure a faccia vista senza che le connessure vengono stuccate con malta di calce o pozzolana.
Poche le aperture e di piccole dimensioni, per combattere il freddo e il caldo, anche se il dammuso è una costruzione termo-regolata ed acusticamente protetta per i suoi materiali lavici e per le dimensioni dei muri e dello spessore delle volte.
Se nel periodo estivo la temperatura esterna è di 40° all'ombra, quella interna è di 28-30°. D'inverno, se fa freddo fuori, entrando si avvertirà il caldo (harara).
Solitamente si accede al dammuso, che è di forma rettangolare, attraverso un viottolo erboso e ad accoglierti vi è "u passiaturi, u pirterra", cioè una terrazza dal pavimento di balate o di coccio dotato di comode "ducchene" ossia di sedili in pietra mattonati e con spalliere.
Nel "Passiaturi" c'è "a vucca da isterna" di cui si parlerà in seguito.
Sulla terrazza si affacciano, il più delle volte, "gli occhi d'archeti", cioè due archi a tutto sesto di un ambiente luminoso con tre porte, due frontali ed una a sinistra di chi vi accede e che immette in cucina, il cuore della casa di un tempo, perchè si svolgeva la vita di tutta una giornata di lavoro e radunava di sera la famiglia attorno al tavolo. Nella cucina spaziosa, davanti alla finestra, ricoperti di mattonelle di maiolica e di solito, il forno per il buon "pane di casa". Generalmente il forno si trova o accostato al dammuso o dentro un vano, accessorio cucina.
Accanto alla cucina, dove vi è sempre un armadio a muro con o senza porta (u stipu a muro) vi è un magazzino (u macaseno) deposito di malaga, bionda, carne di maiale, provviste invernali e vino (la moderna dispensa).
Il soffitto della cucina, del magazzino e delle altre stanze è a volta.
Diversi sono i tipi di volta: a botte, a capanna, a crocera, a vela, con lunette e a volta reale. La volta a botte è la più antica e scarica il peso sulla muratura longitudinale, è leggermente arcuata per permettere all'acqua piovana di raccogliersi e di defluire nella cisterna. Variante del tetto a botte il tetto a capanna, tipico delle chiesette di campagna. Fino al secolo XVII si costruirono questi due tipi di volta; con l'avvento della calce si realizzo la copertura a cupola, a crocera, a vela e a lunetta. La volta reale, che scarica il suo peso lungo tutto il perimetro della costruzione, è formata da quattro spicchi che convergono in un unico punto centrale della stanza; la volta a lunetta geometricamente più complessa, scarica il suo peso agli angoli dell'edificio. E' formata da più spicchi impostati su quattro archi, nel loro andamento regolare verso il centro formano una ricca composizione di linee.
Dato rilevante di un dammuso è il pavimento che in tempi antichissimi era di terra cotta dalle dimensioni 20x20, in quelli meno antichi di maiolica.
Sulla porta, in alto, del dammuso fra l'arco e l'asse di legno, la "sardetta", un piccolo ripostiglio per riporre cibo o arnesi. Nel dammuso, in un posto nascosto, il pantesco riponeva il denaro e gli oggetti d'oro. Siamo di fronte alla "truvatura" una vera cassaforte. Era abitutine tenere il denaro anche sotto un mattone del pavimento.
Lasciamo la cucina e passiamo nella sala dalla quale si va, attraverso la porta, negli archetti, cioè nell'ambiente spazioso e illuminato a giorno. Dalla sala si va anche nella "Kammara" dalla quale si accede "nell'arkova", la camera da letto dall'arco a tutto sesto e dal soffitto più basso rispetto agli altri, priva di finestra. Riceve aria dalla porta della "Kammira" che si apre sugli archetti.
"L'arkova" è un piccolo nido d'amore dove trova sistemazione solo il letto matrimoniale. Adiacente "all'arkova" il "cammarino", una seconda stanza da letto.
Nel dammuso non c'era bagno, per i bisogni notturni si ricorreva al "cantaru", di giorno di andava sotto un albero.
Poco distanti dal dammuso sorgono per gli animali piccole costruzioni dai muri a secco e dal soffitto a volta:
U sarduni per l'asino o il mulo;
U ghirbeci per la capra;
U zacchinu per il maiale;
U gaddrinaru per le galline;
A cuniddiera per i conigli.
Sempre presenti "u magnanu" cioè l'orto, l'aira (l'aia) e "u stinnituri" per la malaga.
"L'aira" di forma circolare, aveva nel suo centro un palo per sostenere un legno che veniva legato all'asino bendato per la trebbiatura.
"U stinnituri" di forma rettangolare racchiude uno spazio in terra battuta, protetto dal lato più lungo da un alto muro a secco e lateralmente da due muri inclinati.
Nello stenditoio si dispongono ancora oggi i grappoli di zibibbo per farli essiccare al sole onde ottenere la malaga, necessaria per la produzione del passito di Pantelleria.
Si dispongono anche i grappoli di zibibbo già immersi nella soluzione bollente di acqua e potassa per avere la bionda. Per tale motivo vicino allo stenditoio c'è il fornello fatto di pietre murate con taio (fango).
Presente accanto al dammuso "U Jardinu" cioè il giardino, di forma cilindrica e dai muri a secco. La sua paternità secondo il notaio D'Aietti è araba.
È presente anche il palamento, una vasca rettangolare per pigiare l'uva e il palaturi che ne riceveva il succo.
Nei dammusi di campagna faceva bella mostra di se la pergola che con i grappoli di uva ornava la facciata, cioè il prospetto dell'abitazione.
E sempre nel dammuso rurale veniva murata una vecchia zappa, fuori uso, avendo cura di lasciare allo scoperto l'occhiello, che serviva a trattenere la cavezza dell'asino in sosta.
Importante per la sua utilità è la cisterna, il serbatoio di acqua piovana che serviva e tuttora serve per tutti gli usi. Detta cisterna ha le pareti di pietra e la copertura a volta, una volta meno accentuata di quella del dammuso. La parte interna è impermeabilizzata con un impasto di tufo e calce fino ad una certa altezza. La cisterna ha un'apertura superiore che permette di attingere l'acqua piovana, alcune presentano anche un'apertura laterale che, oltre a consentire di entrarvi per la pulitura, serve, assieme a quella superiore, come sistema di aereazione per mantenere l'acqua fresca ed ossigenata.
Composto da 4 dammusi indipendenti, inseriti in un incantevole e vasto giardino con piscina vista mare, il Resort La casa dei fiori di Pantelleria è il luogo ideale per le tue vacanze sull'isola di Pantelleria.