Il 26 novembre 2014 a Parigi l'UNESCO ha dichiarato la "Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello, tipica dell'isola di Pantelleria", patrimonio immateriale dell'umanità. Il riconoscimento è stato approvato all'unanimità da tutti gli Stati parte dell'UNESCO. Si tratta della prima pratica agricola al mondo ad avere ottenuto questo prestigioso riconoscimento.
Tale riconoscimento ha premiato i sacrifici eroici del popolo pantesco che sfida condizioni ambientali estreme, legate alla costante presenza dei venti e alla scarsa piovosità, compensata da una forte umidità. Grazie alla dedizione dell'uomo si ottengono frutti straordinari, unici. Nel susseguirsi delle generazioni, è stato possibile perfezionare pratiche di resistenza alla fatica, di cura delle piante, di adeguamento alla varietà del suolo, che sono la forza della cultura rurale pantesca. Lo stesso vitigno coltivato in Sicilia o in altre parti dell'italia produce uva ben diversa sia per sapore che per consistenza, il tutto dovuto alla combinazione "terra, sole, mare, condizione climatiche e ambientali". Nella stessa isola il prodotto è diverso da contrada a contrada e da appezzamento ad appezzamento di terreno. Le uve qui assumono delle connotazioni uniche grazie agli sbalzi termici tra il giorno e la notte, grazie al suolo e la magnifica luce che pervade ogni cosa.
Popoli diversi ma uguale scelta di vita: agricoltori e non marinai
Gli uomini che nei millenni sono sopraggiunti su quest'isola al centro del Mediterraneo nel Canale di Sicilia, Sesioti, Fenici, Cartaginesi, Romani, Bizantini e Arabi, Spagnoli sono tutti diventati agricoltori, sviluppando tecniche agronomiche particolari ed uniche per preservare le coltivazioni e consentire la loro stessa sopravvivenza. La vite la cui presenza sull'isola è millenaria fu introdotta dagli Arabi ma non per produrre vino ma per l'appassimento e come uva da tavola.
Coltivazione della vite ad alberello
La vite, nella forma dell'alberello pantesco, viene coltivata in conche profonde circa 20 cm, utili per accumulare l'acqua piovana e proteggere i grappoli dal vento. La tecnica di coltivazione, introdotta dai fenici, è particolarmente articolata e prevede esclusivamente l'intervento della mano dell'uomo, fino alla vendemmia che comincia a fine di luglio. Le uve zibibbo, ricavate da questi vigneti, rappresentano la materia prima per la vinificazione del pregiato Passito di Pantelleria.
Ulivi striscianti grandi come una casa
Gli ulivi a Pantelleria vengono coltivati in un modo unico al mondo, sono striscianti cioè le branche toccano il suolo per sfuggire al vento che soffia sempre a Pantelleria e grandi come una casa. Questo vuol dire che le olive non possono essere raccolte neppure con le reti ma una ad una!
La varietà di olive sono la Biancolilla, che si presta a essere allevata in questo modo, la vecchissima Giarraffa presente dal periodo arabo e poi nell'ottocento innestata soprattutto a Biancolilla, la Nocellara, famosa come oliva da mensa ma che garantisce un olio straordinario e, soprattutto, olivastro i cui frutti sono piccolissimi. La miscela garantisce stabilità all'olio.
Così come l'alberello della vite, l'albero di ulivo viene fatto crescere basso per impedire al vento di distruggere la fronda. Per far ciò vengono "impiccate" le pietre ai rami, in altre parole i contadini legano i rami a pietre che spingono i rami verso il basso, obbligandole ad allargarsi in modo strisciante sul terreno.
I capperi di Pantelleria
Una testimonianza di agricoltura difficile ed eroica, insieme alla coltura della vite ad alberello e degli ulivi striscianti, è quella dei Capperi di Pantelleria. Conosciuto sin dall'antichità, ne parlano infatti già autori come Dioscoride e Plinio, nell'isola vulcanica al centro del mediterraneo il cappero ha trovato il suo habitat ideale.
La pianta di Cappero è un alberello che, dalla primavera all'autunno, produce i capperi lungo i propri rami che possono raggiungere anche i due metri di lunghezza. Per questo, nei cappereti, terreni dove si coltivano i capperi, le piante sono disposte ad una certa distanza l'una dall'altra. Da maggio a Settembre si raccolgono i boccioli del cappero che opportunatamente trattati con sale marino arrivano nelle nostre tavole.
Sia il Ministero Italiano delle Risorse Alimentari con decreto 2 Dicembre 1993, sia l'Unione Europea con Reg.CE N.1107/96, hanno riconosciuto la superiore qualità del cappero di Pantelleria con la I.G.P..
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